TI PROMETTO CHE...
Finalmente mi hanno regalato quel libro che avevo tanto desiderato “Nel mondo della fantasia”. Mi metto comoda sul divano e incomincio a leggere. Sono a pagina 10, quando una forza inspiegabile mi afferra e mi risucchia nel libro. “Meraviglia delle meraviglie!! Ma dove sono andata a finire??” Mi ritrovo su un campo pieno di colori, sento un calore strano come se qualcuno mi stesse abbracciando, mi giro intorno ma non vedo nessuno oltre la mia ombra… Incomincio a camminare ma continuo a chiedermi dove sono finita, non ho mai visitato un posto simile. Ad ogni passo noto che sui petali dei fiori vi sono delle scritte, ogni scritta si differenziava dal tipo di fiore presente in quel prato; allora decido di fermarmi un po’ e di sdraiarmi su quel candido campo e magari raccogliere un po’ di fiori per la mia mamma, la renderanno felice sicuramente e io adoro vederla così. Decido di cogliere una splendida margherita di color bianco, quasi color perla, in cui c’era scritto “per me sei importante”, e allora ne colgo altre quattro, poi due tulipani gialli con scritto “sei molto dolce”; da lontano noto uno splendido cespuglio di rose rosse, sono così belle che penso che saranno proprio le sue preferite. Allora mi alzo di fretta e mi precipito subito in quel cespuglio, conterranno una bella frase ne sono sicura, pensai tra me e me; colsi la prima rosa, ma non vidi nessuna scritta, la cercai in ogni petalo ma niente! La gettai a terra e ne colsi un’altra, ma non c’era niente neanche in questa! Non riuscivo a capire perché quelle splendide rose non contenessero una frase, ero sicura che ci fosse scritta una splendida frase visto la bellezza di quelle rose; allora mi sedetti per terra amareggiata, ma mi punsi con una spina; era incredibile la frase che avevo tanto cercato era proprio in quelle spine e c’era scritto “ridarei la mia vita per te”. Ma cosa vuol dire questa frase? Non capisco!! Lascio i fiori per terra e cammino senza neanche vedere dove vado, continuo a pensare cosa potesse significare. All’improvviso sento delle voci, sono dei bambini che stanno giocando e cantando, che meraviglia!! Mi avvicino lentamente, non voglio che smettano vedendomi, ma ahimè sento una vocina che mi dice: “ciao mi chiamo Angela, da dove vieni? Cosa o chi ti ha condotto qui?”. Che imbarazzo! Non sapevo cosa dirle, mi avrebbe sicuramente presa in giro se le avessi detto che stavo leggendo un libro, che mi era stato regalato e che, come d’incanto, mi ritrovai in quel posto. Si sarebbe messa a ridere a crepapelle e sicuramente mi avrebbe presa in giro paragonandomi ad “Alice nel paese delle meraviglie”. Stetti zitta per un secondo ed evitando di incrociare il suo sguardo le risposi: “mi chiamo Maria, stavo facendo una passeggiata nel bosco, ma mi sono persa e adesso, non so come, mi ritrovo qui. Potresti dirmi che posto è questo? Non l’ho mai visto sin ora!” E lei sorridendo mi rispose: “sei sicura di non ricordarti di questo posto? Eppure eri così felice quando venivi a giocare insieme al tuo cagnolino bianco o con la tua palla rossa!”. Io non ricordo nulla di tutto ciò, ma soprattutto mi chiedo come faccia questa bambina a sapere queste cose che apparentemente mi riguardano se lei ha quasi la metà dei miei anni? Sono sempre più perplessa, dove sono finita? È tutto così strano…! D’improvviso sento una voce che mi dice: “Maria, Maria... vieni ad aiutarmi a preparare la cena, ho bisogno di te, stai sempre a leggere e non mi aiuti mai. Era la voce di mia madre che voleva che io l’aiutassi; uffa che noia! Preferisco leggere e non cenare piuttosto che pulire casa e aiutarla a cucinare. Mi alzo dal divano sbuffando e vado a sistemare la mia cameretta, accendo lo stereo perché voglio provare ad ascoltare un po’ di musica per non pensare più a quel libro che non faceva altro che farmi sognare. La musica non riesce a scacciare i miei pensieri, continuo a chiedermi se stavo solo leggendo o mi sono appisolata un attimo cadendo in un sonno profondo e che quindi quello che mi ricordo è solo frutto della mia immaginazione. Boh! Adesso penso proprio che andrò a cenare, sento un languorino allo stomaco che sembra l’urlo di un mostro; ne approfitterò per parlare di questo strano sogno con mia madre. Mentre gliene parlo, vedo che i suoi occhi diventano tristi, le sono spuntate le lacrime, le chiedo cosa le sia successo, ma lei dice che non è niente di importante, mi chiede di aiutarla a togliere i piatti da tavola e di andare a dormire perché era già troppo tardi. È tutto così strano, perché non riesco a capire il mondo che mi circonda? Mi sento sempre più sola, gli unici amici che ho sono solo i miei libri, una cane di nome Angelina e i pochi peluche che mi avevano regalato quando avevo quattro anni durante una strana ricorrenza, ma non ricordo quale; ho solo un ricordo vago ,ricordo che in una stanza c’erano tante persone che piangevano e non facevano altro che abbracciare me e mia madre. Non ho amici, mia nonna dice che oltre ad essere brutta come bambina sono anche strana e merito di stare da sola, “sola come un cane abbandonato” dice lei; non le sono stata mai simpatica. Comunque vado in camera mia insieme al mio piccolo libro, penso proprio che continuerò a leggere, mi aiuterà a stare un po’ più tranquilla. Sono già arrivata a pag. trenta, ho già finito di leggere i primi due capitoli del mio libro, il terzo si intitola: “una favola d’amore”. Inizia col descrivere una ragazza dai lunghi capelli biondi, dagli occhi azzurri come il cielo e da un fisico mozzafiato che si innamora di un povero giardiniere che lavora per suo padre. Il suo è un amore corrisposto ma purtroppo si tratta di un amore che non potrà mai avere né un inizio né una fine; il padre non le avrebbe mai permesso di sposare un ragazzo povero, soprattutto se si trattava di uno dei suoi dipendenti. Il loro fu un amore a prima a prima vista, una sorta di colpo di fulmine, erano costretti a vedersi di nascosto perché se solo ne fosse venuto a conoscenza il padre avrebbe licenziato il povero Michael e rinchiuso in casa Sara, per il resto dei suoi giorni. Decisero di vivere il loro amore andando contro ogni ostacolo, il loro motto era “L’AMORE E’ PIU’ FORTE DI TUTTO”, lei scappò via di casa lasciando una lettere al padre in cui gli chiedeva di non cercarla, perché era scappata di casa per vivere con il suo amato Michael, e che era corsa a questo estremo gesto solo perché sapeva che lui non avrebbe mai approvato la sua scelta. Il padre capiva la scelta della figlia, ma non poteva approvarla, sarebbe stato deriso dalle persone appartenenti al suo ceto sociale; allora scrisse un articolo per il giornale che leggevano solamente i nobili, in cui dichiarava che ripudiava pubblicamente la propria ed unica figlia per il gesto che aveva compiuto, ma in realtà non era affatto così. Si preoccupò di trovare un lavoro per il genero che gli permettesse di guadagnare una discreta somma e ogni tanto, in maniera anonima, faceva consegnare dal prete una busta alla figlia con del denaro al suo interno. Le voleva veramente bene! Sara e Michael erano molto felici insieme e due anni dopo il loro matrimonio, nacque una splendida bambina; la chiamarono Maria, lo stesso nome della mamma di Sara, ma che purtroppo era morta durante il parto. Due mesi dopo la sua nascita la notizia si diffuse in tutto il paese, una domestica riferì la lieta notizia al Signor Vincenzo, padre di Sara. Appena sentita la notizia, Vincenzo si sedette sulla poltrona e scoppiò in lacrime, era felice che la sua bambina aveva avuto una figlia, ma allo stesso tempo le sue erano lacrime di rabbia perché non si era potuto occupare di lei, almeno non come lui avrebbe voluto. Abbandonò l’orgoglio e si precipitò a casa della figlia, non vedeva l’ora di poterla abbracciare e soprattutto non vedeva l’ora di poter abbracciare la sua piccola nipotina e giurava fra sé e sé che non si sarebbe mai allontanato da loro qualsiasi cosa sarebbe successa, non avrebbe più commesso o stesso sbaglio. Era molto contento di questo loro riavvicinamento, ma allo stesso tempo aveva paura che la figlia lo ripudiasse così come aveva fatto lui. Tremava, ma si prese di coraggio e bussò alla porta, Michael aprì e guardandolo negli occhi comprese il suo dispiacere per quanto era successo negli anni passati, era consapevole che le cose sarebbero dovute andare obbligatoriamente così e con un breve cenno che faceva pensare a un segno di perdono, lo fece entrare. Vedendo Sara che teneva fra le braccia Maria fece riempire il cuore di gioia a Vincenzo che corse subito ad abbracciarle chiedendole perdono. Sara non esitò a perdonare il padre, e dopo una lunga chiacchierata decisero di vivere tutti insieme in modo che Vincenzo avrebbe potuto godere della benevolenza della figlia e soprattutto avrebbe visto crescere la sua piccola “principessa Maria”. Per i primi cinque anni tutto andò bene, erano felici tutti insieme, Maria si divertiva a giocare con il nonno, con il suo cagnolino ma soprattutto amava giocare con il padre. Da quando Michael ha iniziato a svolgere le attività del suocero aveva sempre meno tempo per la sua famiglia e Maria sentiva molto la lontananza del padre. Quando aveva del tempo libero, Michael portava Maria a giocare in un bosco vicino alla loro abitazione; lì Maria si divertiva una sacco, soprattutto perché era insieme all’amato padre. Ma fu proprio in quello splendido e amato bosco che un brutto giorno accadde un avvenimento che sconvolse la vita di tutti. Mentre Maria e il padre stavano facendo un pic-nic, vicino ad un piccolo laghetto, un piccolo cucciolo di lupa si avvicinò a Maria; Michael vide in lontananza la lupa e cercò in tutti i modi di allontanare il cucciolo dalla figlia, perché sapeva che se la lupa avesse visto suo figlio con degli essere umani, spinta dall’ istinto materno le si sarebbe scagliata addosso. Michael non fece in tempo ad allontanare il cucciolo e vide la lupa che correva infuriata verso di loro; allora prese la piccola Maria e la fece salire su un ramo alto di un albero, ma lui non fece in tempo a salvarsi che venne sbranato dalla lupa. Che triste storia pensai, ma girando pagina c’era una foto che io credo di aver già visto da qualche parte. Delle lacrime iniziano a rigare le mie guance; ora capisco tutto, le due persone presenti in quelle foto non sono delle persone sconosciute ma io e mio padre. Adesso inizio a ricordare tutto, prima, quando ho iniziato a leggere le prime pagine non era un sogno ma stavo rivivendo il mio passato passo per passo e solo ora riesco a capire perché prima mia madre è diventata triste quando gliene ho parlato.. Il libro di cui sin ora avevo tanto sentito parlare e che mi aveva tanto incuriosito in realtà erano delle pagine scritte da mio nonno che costruiscono il mio la mia vita passata. Alla fine del libro vi è una dedica che dice:“ mia cara nipotina, sin ora ti abbiamo sempre protetta e abbiamo sempre fatto in modo che tu non rivivessi quei tragici momenti in cui hai perso il tuo amato padre, ma adesso sei grande e prima o poi ti chiederai perché tu, a differenza di tutti gli altri, non hai un padre. Ho scritto queste pagine affinché tu sappia che avevi un padre che ti amava più della sua stessa vita e che appunto ha donato la sua vita per difendere la tua. Abbi cura di questo libro e soprattutto abbi cura dei tuoi ricordi e di tutti quei piccoli momenti vissuti con lui; sono sicuro che se lui adesso fosse qui sarebbe contento di ciò che sei diventata e di ciò che diventerai! Ma è necessario che tu sappia!”. Adesso tutto mi è chiaro: le spine di quelle rose contenevano quella frase perché, per amor mio, mio padre sarebbe disposto nuovamente a morire; non ho un padre perché è morto per salvarmi, mia nonna mi odia perché a causa mia è morto suo figlio; mia madre piangeva perché con le mie parole le ho fatto rivivere il passato e sempre a causa mia ha perso l’amore della sua vita. Sono io la causa di tale sofferenza, sempre e solo io; se io non fossi nata, mio padre non avrebbe donato la sua vita per salvare la mia, mia madre avrebbe ancora suo marito e mia nonna suo figlio. Ecco perché sono sola, non merito di stare con nessuno, causo solo dolore! Piango interrottamente, neanche le attenzioni del mio cane riescono a farmi stare meglio. Scendo in fretta le scale e vado ad abbracciare mia madre, lei capisce subito che ho ricordato tutto e piangendo mi stringe forte a lei. All’improvviso sentiamo uno strano calore, una terza persona ci sta abbracciando, credo sia lo spirito di mio padre e credo sia stato lui ad abbracciarmi tutte quelle volte in cui stavo male, e che sia stato proprio lui ad abbracciarmi quando, all’inizio del libro, ho sentito quello strano calore. Sento quel calore che penetra nel mio cuore, l’amore di mio padre non uscirà mai dal mio cuore e dalla mia mente. Caro papà sei tutto per me, sei la cosa più importante che ho ed è per questo che adesso ti faccio una promessa: “ Non ho mai conosciuto una persona così, ma adesso tu, mio caro padre sarai l’unica persona che amerò più di me stessa. Ti prometto che m’impegnerò a far rivivere il tuo ricordo sino a quando il mio cuore non smetterà di battere! Continuerà a battere solo per te… TI VOGLIO BENE PAPA’!”.